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Alessandro Borghese alla scoperta dei ristoranti più romantici di Verona

Nella puntata, Alessandro Borghese parlerà di amore nelle strade e nei ristoranti tra la stupenda Arena, le sponde dell’Adige, i vicoli dall’atmosfera soffusa, i punti panoramici perfetti per un primo bacio. A Verona ogni anno avvengono centinaia di proposte di matrimonio, si rinnovano promesse, si celebrano anniversari: ormai il romanticismo è una parte importante nell’offerta di ristoranti, bistrot, trattorie e osterie veronesi che con le loro location, il servizio, i menu e l’atmosfera regalano alle coppie momenti indimenticabili.

Ma come si rende romantico un ristorante? Bastano candele, rose rosse o serenate? E gli innamorati preferiscono la tradizione, con il risotto all’Amarone o il bollito con la pearà, cercano qualcosa di leggero e afrodisiaco come caviale e crudité o si “accontentano” di fragole e champagne?

I RISTOANTI IN GARA


Ponte Pietra: sorge su uno dei punti panoramici prediletti dai turisti, lo storico ponte romano da cui prende il nome. Gianni è il titolare del locale che si definisce «una vera e propria istituzione a Verona se parliamo di romanticismo. In 10 anni – dice – avrò visto centinaia di proposte di matrimonio», proposte che lui stesso aiuta a organizzare chiamando violinisti per le serenate e spargendo petali di rosa sul tavolo. La location si presta al romanticismo: suggestiva grazie alle terrazze e ai balconi che si affacciano sull’Adige, vero fiore all’occhiello del locale, ha un interno elegante e aristocratico, tovagliato bianco, che richiama un’idea di romanticismo da cartolina e sontuosa ma mai demodé. La cucina è prevalentemente tradizionale con qualche tocco gourmet: oltre al risotto all’Amarone si possono trovare anche la cotoletta di tonno o la carbonara con mazzancolle e tartufo. Consapevole ed elegante anche nei modi, è fissato coi bicchieri che devono essere sempre perfettamente puliti.

Antica Amelia Bistrot: tra i vicoli del centro storico, tra Piazza delle Erbe e Piazza Dante, si trova Antica Amelia Bistrot di Micol, titolare e chef. Autodidatta, ha aperto con la volontà di creare un ristorante romantico, curato, intimo, riservato, ma di un romanticismo chic in contrasto con quello più turistico: «Volevo allontanarmi dal cliché delle rose rosse, delle candele e dei cuori», dice. 20 coperti, luci soffuse, tavoli piccoli senza tovaglia ma personalizzati con sedie, poltroncine o divanetti sempre diversi, servizio discreto in sala (affidato alla mamma di Micol) e, soprattutto, la sua cucina: «Volevo proporre qualcosa di diverso dalla tradizione veronese con piatti inventati da me e che mangerei», dice, quindi ci sono filetto di trota in saor con yogurt di capra, polpette di bollito misto, ma anche la cacio e pepe con formaggio di malga e il caviale con patate e burro salato. Micol è una sognatrice che si commuove quando assiste a una proposta di matrimonio nel suo locale, ma è anche determinata, ambiziosa, maniaca dell’ordine.

Osteria Il Bertoldo: quasi sulle sponde dell’Adige, in un caratteristico vicolo veronese, si trova l’Osteria il Bertoldo, un locale completamente rosso, il colore dell’amore e il preferito di Barbara, titolare «ma anche oste, scrittrice di ricette, pulisco, sparecchio, intrattengo, controllo, gestisco… insomma, tutto», dice. Vero fiume in piena, prima di darsi alla ristorazione ha studiato psicologia, materia che – secondo lei – l’aiuta a capire come trasmettere al meglio l’idea di romanticismo nel suo locale. Barbara sostiene: «Non bisogna per forza essere eleganti, ricercati e pomposi: è tutta una questione di luci soffuse, servizio con voce bassa e pacata e coccola al cliente». Il menù propone una cucina tradizionale da osteria, sia veronese che italiana, che spazia dalla carne al pesce senza troppi fronzoli ma con attenzione alla qualità. Verace, indipendente e sicurissima di sé, non teme nessuno perché sa di essere invidiata dagli altri ristoratori. I tavoli sono lineari, così come la mise-en-place ordinata e semplice.

Benda: in pieno centro storico, nel vecchio Decumano della città, Vittorio ha aperto nel 2020 il suo ristorante dandogli il suo stesso soprannome: è autocelebrativo senza paura di esserlo, ha solo 29 anni e non rinuncia agli abiti classici e al sigaro. A suo dire, l’apertura del Benda ha portato un’aria fresca in città, spodestando anche i ristoranti più rinomati. Per lui non c’è bisogno di rose o tovaglie bianche per rendere romantico un locale ma preferisce lasciare che sia l’atmosfera a creare la magia. La sua location è intima e non chiassosa, in cui la musica jazz anni ’20 e le luci soffuse portano le coppie a prendersi teneramente la mano. Il suo è un romanticismo che non si limita al contesto ma deve anche prendere per la gola, con una cucina che si discosta dalla tradizione veronese. Assicura che i suoi clienti fanno la scarpetta addirittura con il Bendamisù, la sua personalissima versione del tiramisù. Benda è un locale piccolino e accogliente, con tanti tavoli da due persone; pareti e sedie sono verdi, il colore preferito di Vittorio. I tavoli sono apparecchiati con dei runner, per unire ancora di più i due innamorati impegnati in una cena romantica. 

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