A Fuerteventura Alessandro Borghese cercherà il miglior ristorante italiano dell’isola. Luogo ideale di vacanza ricca di paesaggi diversi tra loro, nella seconda isola più grande delle Canarie della Spagna – nonché la più antica tra loro – è estate tutto l’anno. Le spiagge chilometriche di sabbia dorata con scogliere laviche, la natura incontaminata, le acque turchesi rendono Fuerteventura meta preferita dagli appassionati di sport acquatici, e più in generale è frequentatissima dagli italiani: a poche ore di volo da noi, quasi 10mila nostri connazionali l’hanno addirittura scelta come luogo in cui vivere. La comunità tricolore è vivacissima, e ovviamente i ristoranti italiani sono il suo fulcro nonché mete ambitissime e amatissime da tutti gli altri isolani e da tutti i turisti, di qualsiasi nazionalità siano: promettono autentiche tagliatelle al ragù ma spesso la sbandierata cucina italiana si mischia con la tradizione spagnola. Eleggere il miglior ristorante italiano di Fuerteventura, quindi, è una missione meno semplice del previsto.
I RISTORANTI IN GARA
“Mi Casa” di Alessandro: sorge sul lungomare di Corralejo, è una location chic e raffinata con vista mare. Alessandro, bolognese DOC, è ristoratore da quasi 25 anni. Secondo lui, «a Fuerteventura sono fermi agli anni 2000»; ammette di essere un po’ fighetto. Nel suo ristorante è un jolly: crea la linea del menu del ristorante e spesso sta in sala ad accogliere i clienti. Il Mi Casa propone «pochi piatti che girano spesso», una fusione tra cucina italiana e tradizionale delle Canarie: non possono mancare le classiche paste (ci sono la cacio e pepe rivisitata con l’aggiunta di tartare di gamberoni oppure l’amatriciana con il tonno fresco). Una cucina espressa, con materie prime comprate quotidianamente, «dove non mancano mai tortellini, tortelloni e tagliatelle». Si considera leale e oggettivo, ma è sicuro della bellezza del suo ristorante: anzi, secondo è «il più bello di Fuerteventura». Il locale ha colori tenui che sembra in linea con i colori di un locale in spiaggia, con uno stile che mischia mobili antichi a oggetti più moderni.
“Mar.ni” di Nicoletta: anche questo ristorante sorge tra le vie di Corralejo, ma non ha la vista mare. Su questo punto Nicoletta, chef tutto fare e molto diretta, ha le idee chiare: «La gente non deve cadere nel mio ristorante, deve venire nel mio ristorante – dice – e molti locali sul mare perdono di qualità per potersi permettere di stare lì». Nicoletta è arrivata sull’isola solo da pochi anni, dopo una vita da grafica a Roma insieme al marito architetto; autodidatta, ha imparato a cucinare in Italia organizzando eventi enogastronomici legati alla sua ex attività e qui ha portato una cucina «unicamente italiana» quasi esclusivamente di pesce. Ci sono tanta pasta fresca, dall’amatriciana alla cacio e pepe; ci sono antipasti e secondi di mare, ma anche tapas con innesti italiani come quelle a base di caponata. La location ha un arredamento essenziale e riflette il carattere di Nicoletta: hanno stampato loro le tovagliette con un loro disegno e anche il bancone ha la stessa grafica.
“Pasqualina Bistrot” di Massimo: si trova a El Cotillo, un piccolo paese di pescatori a strapiombo sull’Atlantico dove Massimo, che si definisce «encantado della vita», ha aperto solo un anno fa il suo Bistrot. Pasqualina è sua nonna, lui l’ha portata sull’isola per aprire un ristorante: Massimo, infatti, è stato uno dei primi italiani ad avere un locale di cucina tradizionale a Corralejo, che poi ha deciso di lasciare perché «ora sono in troppi e non mi piace la piega critica che ha preso la ristorazione qui sull’isola». Massimo è un tuttofare di natura, si occupa della cucina e della sala. Nel menu ci sono la parmigiana di melanzane, la carbonara e gli spaghetti alle vongole, mentre i secondi prendono più spunto dalle tradizioni di Fuerteventura (come il Pincho Moruno, carne di maiale marinata con specie, cannella e curcuma), oppure costine al forno e il pesce al cartoccio. Si ritiene il numero uno della pasta fresca. Il “Pasqualina Bistrot” ha la maggior parte dei coperti all’esterno, con cucina a vista; arredato secondo i gusti di Massimo, molti dei quadri che sono appesi sono dei dipinti della nonna. Affaccia su un panorama mozzafiato: il deserto e i vulcani dell’entroterra dell’isola.
“Locanda Il Gatto Rosso” di Giovanni: lui è il titolare e lo chef di questa trattoria-pizzeria che si trova a Villa Verde, località dell’entroterra e frazione del comune della Oliva, nel nord dell’isola, e che gestisce insieme alla moglie. Giovanni propone una cucina prevalentemente italiana con prodotti anche originari di Fuerteventura: i piatti sono quelli della tradizione italiana del sud ma anche i grandi classici italiani – dalle lasagne alla bolognese (anche nella versione con ragù di capra di Fuerteventura) o il pesto alla genovese. La ricerca di prodotti di qualità italiani e altri a km0 è continua. Nel menù c’è anche la pizza e «per me da napoletano la pizza è sacra», pure se utilizza farine locali. Giovanni non è un uomo di grandi pretese, per lui la famiglia è il valore più importante: pensa di poter accettare le critiche costruttive perché «c’è sempre da imparare» ma non quelle dettate solo dalla strategia. Il locale è circondato dal deserto e dai vulcani, in una zona estremamente suggestiva; arredato in stile vintage, Giovanni ha rimaneggiato autonomamente tutti gli arredi già presenti per dargli un tocco personale. Da buon napoletano, il nome della Locanda è ispirato al film “Non ci resta di piangere” di Roberto Benigni e Massimo Troisi.